La lettura del manuale curato da Antonio La Spina è illuminante, in un’ottica multidisciplinare perché offre al giurista numerosi e interessanti spunti. L’interprete del diritto, infatti, riesce ad arricchire il proprio strumentario grazie alle molte domande a cui il volume risponde, vincendo così la tentazione di sottovalutare, seguendo un’ottica esclusivamente normativistica, il punto di vista de «la fattibilità, l’efficacia, l’impatto delle politiche pubbliche» (p. 17). Egli, per poter pienamente comprendere una public policy, ha, invero, bisogno non solo dell’analisi normativa, ma anche, per citarne solo alcune, di quella sociologica, economica e statistica. È proprio su tale presupposto multidisciplinare che il manuale propone una lettura secondo cui una politica è l’esito di un obiettivo ufficiale, per la cui realizzazione sono stati approntati mezzi, non sempre solo finanziari, ma «quantitativamente adeguati e qualitativamente idonei» (p. 21).
Per definirsi pubblica, poi, una policy deve essere legata non tanto a un interesse generale (che può essere perseguito anche da un’associazione di diritto privato) quanto – secondo la teoria accolta dall’Autore – alla detenzione del monopolio della coercizione legittima da parte dell’entità statuale che la realizza. Quest’elemento, chiarisce La Spina, è necessario affinché la politica sia credibile ed è ravvisabile nonostante la dislocazione della sovranità «su più livelli» (p. 26). Detta dislocazione, semmai, potrà creare problemi nell’individuazione del dove una policy venga adottata. Essa verrà decisa e realizzata entro un ambiente in cui insiste un sistema politico, quale costrutto analitico «fatto, idealmente, delle azioni compiute dai vari soggetti che vi partecipano» (p. 35). All’interno, e attraverso, questo sistema politico, dall’idea si arriva all’effettiva realizzazione della politica pubblica. Il percorso è rappresentato teoricamente in una dinamica ciclica (policy cycle). In essa, gli input (le immissioni) […]