In questo bel libro Luigi Compagna individua il cuore dell’intervento in guerra dell’Italia nello scontro interno alle forze liberali, durato dieci mesi – dall’agosto 1914 al maggio 1915. Un approccio suggestivo che non si può non condividere, se si considera quale peso abbiano avuto i parlamentari giolittiani nella dinamica dell’intervento: un Parlamento a maggioranza neutralista che si converte in una notte in un Parlamento a maggioranza interventista. Logico dunque che il lavoro di Compagna si allarghi a tutti i quindici anni precedenti, a partire da quando Giolitti va al potere, e proceda all’analisi puntuale degli amici e dei nemici di Giolitti.
Io mi voglio soffermare brevemente su un “nemico” di Giolitti, un avversario di lunga data, Luigi Albertini, perché il potente direttore del “Corriere” è uno degli artefici più importanti dell’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale; anzi a detta di Salvemini è il vero décideur dell’intervento. Sul rapporto Albertini-Giolitti restano anche oggi pienamente condivisibili le riflessioni di Ottavio Barié che ha sottolineato come l’intransigente opposizione tra questi due liberali, entrambi dalla forte personalità, abbia avuto un peso notevole nella storia politica italiana del primo Novecento; un peso proporzionale alla crescente capacità del “Corriere” di influenzare sempre più ampi settori di borghesia piccola, media e alta. Albertini e Giolitti si muovevano a loro agio nella cornice di una società industriale in rapido sviluppo, entrambi consapevoli che il percorso migliore era quello di un riformismo cauto e illuminato, senza passare per le scorciatoie proposte dai radicali e dai liberali di sinistra; con la differenza che il presidente del Consiglio aveva l’onere di governare gli italiani e il direttore del “Corriere” quello di orientare l’opinione pubblica. […]