La questione della responsabilità dei soggetti investiti di potere politico costituisce il più evidente punto di emersione dell’opposizione tra due diverse concezioni dello Stato. «L’una diretta a privilegiare lo stato-apparato, isolando i titolari dei più elevati uffici e a distinguerli nettamente dagli altri ponendoli in una posizione “speciale”, rivestiti di una sorta di “sacralità”. L’altra, viceversa, d’ispirazione democratica, tendente a rimuovere ogni posizione di privilegio, isolamento e differenziazione giuridica dei titolari del potere, in base alla concezione del popolo come “sovrano” e dell’apparato come strumento»1. In un periodo storico in cui, da un lato, si espandono gli istituti e le procedure democratiche2, dall’altro lato, si diffonde «la disillusione sulle loro virtù, e molti istituti democratici rilevano un alto grado di obsolescenza»3, si dovrebbe pensare che i principi legati alla prima concezione siano ormai recessivi. La linea di confine è tra responsabilità per l’esercizio del potere ed esercizio indipendente della funzione, in un delicato equilibrio volto ad evitare quei conflitti che rischiano di condurre al limite di rottura i rapporti tra i poteri dello Stato.
Tra gli strumenti più significativi di tutela dell’esercizio indipendente della funzione, vi sono le sfere di immunità tradizionalmente garantite ai loro titolari. Nate intorno alla figura del Monarca, sacro e inviolabile, esse si sono successivamente estese ai membri dei parlamenti4, rappresentando uno dei dati caratteristici della stessa evoluzione del costituzionalismo moderno5. In un’epoca in cui si assiste ad una generale crisi d’identità dei parlamenti6, soprattutto nelle forme di governo parlamentari, ci si può domandare quali siano le ragioni, nell’attuale momento storico, sottese alla loro permanenza. É la stessa Corte costituzionale italiana, d’altronde, ad aver affermato che l’inquadramento delle immunità parlamentari nell’attuale sistema costituzionale ha ormai assunto una oggettiva e sempre più evidente problematicità, essendosi progressivamente deteriorata la loro originaria giustificazione storica7. […]