“Divisione”,“deterioramento della convivenza” ed “erosione delle istituzioni”. Con queste parole, nel consueto discorso di Natale del 24 dicembre, il Re Felipe VI ha indicato i principali fattori di rischio della crisi istituzionale in atto nell’ordinamento spagnolo, invitando a una riflessione collettiva e a un’assunzione di responsabilità condivisa per rafforzare le istituzioni e proteggere i valori costituzionali e democratici. L’invito del Re è stato accolto con straordinaria prontezza dal Consiglio Generale del Potere Giudiziario (CGPJ), che, dopo mesi d’impasse nelle negoziazioni, il 27 dicembre, è riuscito a eleggere all’unanimità i due nuovi giudici costituzionali, Cesar Tolosa e María Luisa Segoviano, candidature proposte dai vocales di segno conservatore e accettate, inaspettatamente, da quelli di orientamento progressista. Questi due nuovi giudici, unitamente a quelli proposti dal Consiglio dei Ministri il passato 29 novembre, Juan Carlos Campo, già Ministro della Giustizia, e Laura Díez, ex Direttrice generale del Ministero della Presidenza, hanno preso possesso della propria carica dopo aver prestato giuramento dinanzi al Re nel Palazzo della Zarzuela. Il 29 dicembre, contrariamente a qualsiasi aspettativa, si è sbloccata la complicata vicenda del rinnovo parziale del Tribunale Costituzionale, attenuandosi, così, l’elevato livello di tensione derivante da quella che è stata definita, tanto a livello mediatico, politico che accademico, come “una grave crisi istituzionale” senza precedenti analoghi nella democrazia spagnola.
SPAGNA: Laura Frosina, La crisi costituzionale spagnola tra lawfare, conflitti tra i poteri e rischi di erosione delle istituzioni
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