Il 3 maggio il Re Felipe VI ha firmato il decreto n. 184/2016 con cui ha disposto lo scioglimento delle Camere elette il passato 20 dicembre e indetto nuove elezioni il 26 giugno. Per la prima volta la Spagna è costretta a ricorrere a nuove elezioni, a distanza di sei mesi dalle precedenti, poiché in seno al Congresso dei deputati non è riuscita a formarsi una maggioranza parlamentare in grado di votare la fiducia a un candidato regio alla presidenza nei tempi e nelle forme previsti dall’articolo 99 Cost. Per la prima volta si è verificata l’ipotesi dello scioglimento automatico delle Cortes Generales, mediante decreto regio controfirmato dal neoeletto Presidente del Congresso dei deputati, il socialista Patxi López, contemplata dall’articolo 99, comma 5 Cost., per i casi in cui il Congresso non riesca a trovare, entro due mesi dalla prima votazione, un accordo per la investitura fiduciaria del Presidente del Governo.
La Spagna resterà circa un anno senza un nuovo governo perché le nuove Cortes Generales non si costituiranno prima della fine di luglio, ma soprattutto – ciò che preoccupa maggiormente- rimarrà senza una prospettiva concreta di governo dinanzi ad un futuro scenario parlamentare rinnovato ma, presumibilmente, parimenti frammentato.
Come si è arrivati a questa situazione di stallo politico-istituzionale? Come si è giunti così rapidamente al declino del consolidato bipartitismo parlamentare e alla incapacità di formare un governo nel rispetto delle regole che disciplinano la forma di governo monarchico-parlamentare?
Le elezioni del 20 dicembre -come noto- hanno dato vita a un quadro partitico inedito e pluralistico che ha segnato il passaggio da un assetto parlamentare tendenzialmente bipartitico ad uno tendenzialmente quadripartitico, ovverosia caratterizzato dalla centralità di quattro partiti principali e dalla presenza di alcuni partiti minori in grado comunque di agire come ago della bilancia in presenza di determinate condizioni. Accanto ai tradizionali partiti del Pp e del Psoe, che, nonostante l’indebolimento, si sono confermati, con 123 e 90 seggi -rispettivamente- al primo e al secondo posto, si sono affermati i partiti emergenti, Podemos e Ciudadanos, che, con 69 e 40 seggi ciascuno, hanno conquistato la terza e la quarta posizione in seno al Congresso dei deputati.
L’inedito risultato elettorale, a sistema elettorale invariato, è stato principalmente la conseguenza dell’emersione e affermazione di questi nuovi partiti politici che sono sorti per rispondere alle complesse e rinnovate sfide poste dalla crisi economica, politica e sociale che ha attraversato la Spagna negli ultimi anni, con l’effetto di indebolire i partiti politici tradizionali e di produrre cambiamenti sostanziali e inaspettati nella strutturazione dell’assetto partitico. […]