Il 10 novembre gli spagnoli ritorneranno nuovamente al voto trascorsi 5 mesi dalle precedenti elezioni del 28 aprile che avevano assegnato una vittoria netta (123 seggi), sebbene non a maggioranza assoluta, al Partito socialista obrero español (PSOE) guidato da Pedro Sánchez. E’ questa l’ultima decisione comunicata dal Re Felipe VI alla Presidente del Congresso dei Deputati, Meritxell Batet, al termine del secondo giro di consultazioni con i rappresentanti dei gruppi parlamentari, da cui è emersa l’assenza di un candidato Premier in grado di ottenere un sostegno parlamentare sufficiente a formare il nuovo Governo ai sensi dell’articolo 99 della Costituzione. Il consenso non è riuscito a coagularsi intorno alla figura di Pedro Sánchez, nonostante l’ulteriore successo conseguito dal PSOE nell’ultima tornata elettorale del 26 maggio, che lo ha convertito nel partito più votato anche a livello europeo, autonomico e locale. Con queste premesse politiche perché, dunque, il ricorso al comma 5 dell’articolo 99 Cost.? Ovvero, perché si è reso necessario lo scioglimento automatico delle Cortes Generales previsto per i casi in cui il Congresso dei Deputati non riesca a trovare, entro due mesi dalla prima votazione fiduciaria, una maggioranza per l’investitura del Presidente? La risposta, in apparenza semplice, legata principalmente al fallimento delle negoziazioni tra il PSOE e Unidas Podemos, è in realtà più complessa e va ricercata nei cambiamenti intervenuti negli ultimi anni tanto nell’assetto del sistema partitico quanto nel funzionamento della forma di governo.
A partire dalle elezioni del 2015, l’emersione di nuovi partiti politici, come Ciudadanos, Podemos e, da ultimo, il partito di estrema destra VOX, hanno mutato significativamente il quadro partitico, segnando il passaggio da un modello tradizionalmente definito di bipartidismo imperfecto ad uno di multipartidismo fragmentado (C. Fernández Esquer, Desproporcionalidad y gobernabilidad, in El Pais, Agenda Pública, del 29-03-2016). L’evoluzione in senso pluralistico del sistema partitico, che ha scardinato un modello fondato su un sostanziale duopolio parlamentare dei socialisti e popolari mitigato solo dalla presenza di alcuni partiti minori, ha avuto effetti destabilizzanti sul tradizionale funzionamento della forma di governo, indebolendone la marcata vocazione maggioritaria. In sostanza, l’accentuarsi del pluralismo partitico ha incrinato la solidità di quelle dinamiche politico-istituzionali che si sono consolidate nel corso della quarantennale esperienza costituzionale, portando […]