Il 7 gennaio 2020 il candidato socialista alla presidenza del Governo, Pedro Sánchez, ha ottenuto l’investitura in seconda votazione a maggioranza semplice, a distanza di 48 ore dal primo scrutinio in cui non ha raggiunto la maggioranza assoluta richiesta ai sensi dell’articolo 99 della Costituzione. Si è conclusa così positivamente la sessione di investitura che ha permesso al Partido socialista obrero español (Psoe) di costituire un Governo di coalizione di sinistra con Unidas Podemos, conformemente all’accordo programmatico “Coalición progresista. Un nuevo acuerdo para España”, siglato dai leader delle due forze politiche il 31 dicembre. Il nuovo Governo rosso-viola, guidato alla presidenza da Pedro Sánchez e alla vicepresidenza da Pablo Iglesias, rappresenta un fenomeno inedito nella prassi politico-costituzionale dell’ultimo quarantennio democratico, poiché è il primo Esecutivo di coalizione a essersi costituito a livello nazionale e segna, dunque, una svolta epocale nella politica spagnola.
Il Governo Sánchez – Iglesias rappresenta, inoltre, un fattore di importante cambiamento politico per la sua originaria connotazione identitaria e programmatica marcatamente di sinistra, che non trova precedenti della stessa portata nelle esperienze di Governo pregresse. Si fonda, infatti, su un accordo coalizionale improntato a realizzare obiettivi riformistici ampiamente progressisti in tema di lavoro e qualità dell’occupazione, imposizione fiscale, sanità, educazione, scienza e innovazione, cambio climatico, diritti sociali, politiche femministe, rafforzamento dello Stato autonomico e rilancio della Spagna nei processi di integrazione europea e globalizzazione. Il Governo neocostituito, pur basandosi su questo solido accordo coalizionale, presenta delle basi parlamentari molto fragili e rientra a pieno nel genere dei Governi di minoranza politicamente instabili che hanno contrassegnato la dinamica della forma di governo nell’ultimo lustro. La fiducia congressuale a Sánchez e al programma di Governo è stata espressa con una maggioranza risicata di soli 167 voti, costituita dai deputati del suo partito e dell’alleato di Governo (Unidas Podemos), nonché da quelli del Partido Nacionalista Vasco (Pnv), di Nuevas Canarias, del Bloque Nacionalista Gallego (Bng) e di Teruel Existe, a fronte di un’ampia maggioranza trasversale contraria alla sua investitura composta dai 165 deputati del Partido Popular (Pp), Vox, Ciudadanos, Junts per Catalunya, Navarra Suma, la CUP e il Partido regionalista de Cantabria (Prc). Ai fini della votazione di fiducia, si è rivelata pertanto fondamentale l’astensione dei 18 deputati indipendentisti catalani e baschi di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc) (13) e Eh Bildu (5), […]