STATI UNITI: Giulia Aravantinou Leonidi, L’ordinamento costituzionale statunitense dinanzi alle nuove sfide poste dall’amministrazione Trump

Nel primo capitolo della sua opera monumentale The American Commonwealth James Bryce sottolineava la febbrile curiosità degli europei nei confronti delle istituzioni degli Stati Uniti. A distanza di oltre un secolo dalla pubblicazione della prima edizione dell’opera di Bryce, il mondo guarda ancora con interesse alle istituzioni e agli attori politici di oltreoceano. Naturalmente, il mondo non è più quello conosciuto da Bryce e sebbene gli Stati Uniti continuino a rivestire una preminenza nello scacchiere geopolitico mondiale, la loro influenza economica e politica si è ridotta a vantaggio di altre nazioni che si trovano ad essere protagoniste di nuovi equilibri di potere. In questo contesto anche le istituzioni statunitensi hanno conosciuto importanti trasformazioni nel tentativo di adeguarsi ai tempi. Questo processo di trasformazione ed evoluzione del sistema politico e costituzionale statunitense ha origini lontane. Pertanto, le sfide che si trova oggi ad affrontare la democrazia americana non sono ascrivibili in via esclusiva alla controversa figura del Presidente Donald Trump, contrariamente a quanto certa stampa sembra voler indicare. Le sue iniziative, tuttavia, minacciano di scardinare i principi fondamentali dell’ordinamento, mettendo alla prova la stabilità del sistema costituzionale statunitense con un’eco che travalica i confini nazionali.

Sul piano interno, lo scontro tra Esecutivo e Legislativo affonda le proprie radici in un processo di polarizzazione della vita politica americana e di radicalizzazione del confronto che può ormai considerarsi risalente e che, secondo alcuni, si è andato via via approfondendo a causa della sostanziale inerzia del Congresso e di una interpretazione espansiva dei poteri presidenziali. Il tema che sembra costituire sino a questo momento il fulcro attorno al quale si compie la “rivoluzione” dell’amministrazione Trump è quello dell’immigrazione. Sin dagli albori della campagna per le presidenziali del 2016 l’allora candidato “outsider” raccoglieva consensi promettendo un irrigidimento delle politiche nazionali sulla gestione dell’immigrazione. Una volta insediatosi alla Casa Bianca i suoi primi atti hanno riguardato proprio la limitazione dell’accesso al Paese, […]

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