Il lavoro di Mauro Mazza affronta il peculiare tema dello sviluppo delle istituzioni giuridiche dei popoli di etnia Walser, con particolare riguardo a quelle comunità che sono insediate nelle regioni alpine all’interno del territorio italiano. Si riporta inoltre, a conclusione del volume, il caso della comunità Walser di Rimella, nella Valsesia.
Il popolo Walser, di lingua germanica, proveniva dal Vallese Superiore e si è venuto ad insediare in una vasta area della regione alpina che attraversa gli odierni territori di Svizzera, Austria, Francia e Italia. L’agile quanto ben documentato studio del Mazza ripercorre le fondamentali tappe del processo di estensione degli insediamenti Walser nel cuore dell’Europa, per poi andare ad esaminare peculiari questioni che questa presenza solleva in merito ad aspetti di diritto pubblico e privato.
Attraverso un’analisi puntuale degli istituti medievali e moderni, il Mazza ci trascina nell’analisi dello sviluppo progressivo di un diritto proprio della comunità di origine alemanna che si innesta, non senza sollevare alcune criticità, negli ordinamenti prima feudali e poi statuali che si avvicendano in quanto base giuridica del dominio di quei territori.
Elemento fondamentale del lavoro è l’assunto che “autonomia” dei popoli alpini si qualifica in termini di “libertà”. Un’idea di libertà, quella dei Walser, che si differenzia con alto contrasto nei confronti più nota libertà elvetica, in funzione della quale i signori di Uri, Svitto e Untervaldo strinsero un’alleanza militare anti-imperiale sul praticello del Rütli, nel 1299, azionata ben presto con la Guerra del Morganten, vinta peraltro in maniera eclatante dagli Eidgenössi, dai cui esiti si addivenì alla costituzione della primitiva base giuridica della Confederazione, con i fondamentali patti del Brunnen del 1315.
La libertà walser non si sviluppò, al contrario, attraverso una contrapposizione militare mirante alla costituzione di una Confederazione indipendente: lo studio qui segnalato rende chiaro come l’evoluzione della libertà walser si possa inscrivere pacificamente nel quadro di ordinamenti più ampi, attraverso l’attribuzione di poteri autonomi in capo a singole comunità minoritarie.
Di particolare rilievo è il caso della comunità della Val Formazza, riportato al quinto paragrafo del primo capitolo del saggio, che dimostra come le autorità ducali non avessero problemi a fare concessioni ai valligiani in merito all’amministrazione della giustizia civile, mentre si conservava un controllo più stringente in materia di giustizia penale, da parte del Ducato di Milano. Lo studio mira infatti a dimostrare come la questione Walser sia un prodotto del pragmatismo feudale, diretto a conferire poteri in cambio di diritti a comunità coloniche stanziate su territori di difficile colonizzazione ed impraticabile controllo militare. Il diritto walser si sviluppa quindi sulla base di contratti di affitto tra signore e coloni, ma assume la sua grande peculiarità grazie alla natura ostile delle terre concesse: come scrive Mazza, “sul piano giuridico bisognava […] rendere attraente l’impresa, e ciò si fece mediante due strumenti, rappresentati per un verso dalla liberazione degli uomini walser dalla condizione servile e, per altro verso, dal garantire loro il possesso perpetuo (ereditario) del terreno bonificato” (p. 36).
Pertanto fu sulla base dell’incontro tra interessi differenti di coloni e signori che nacquero comunità autonome, all’interno delle quali emersero istituti di diritto consuetudinario che assunsero rilievo pubblicistico all’interno di micro-gruppi chiusi (dorf). Lo studio del Mazza rivela pertanto una realtà complessa nella quale si afferma un’autonomia che “viene […] a costruire un’autentica forma di microgoverno locale” (p. 54, corsivo mio). I piccoli gruppi chiusi si confrontano poi con il gruppo più ampio della comunità Walser, all’interno della quale si sviluppano forme peculiari di proprietà comune, il cui studio può avere notevole rilievo nell’ambito della discussione sui c.d. beni comuni (Commons) che sempre maggiore attualità investe in ambito non soltanto accademico. […]