La recensione di questo volume, a qualche anno dalla pubblicazione, possiede una ratio ben precisa.
Come il buon vino si apprezza dopo qualche anno di affinamento in botte, questa raccolta di buoni consigli, troppo spesso inascoltati dalla cosiddetta “casta”, assume oggi il valore di una grande occasione mancata di rinnovamento per tutta la classe politica.
Un’occasione perduta che ha prodotto quel “terremoto con liquefazione”, che peraltro i più attenti osservatori hanno saputo cogliere anche prima delle elezioni: penso, soltanto a titolo esemplificativo, alle predizioni di Stefano Ceccanti sul boom dei 5 stelle, esternate nell’ambito di alcuni incontri del Master in Istituzioni Parlamentari, nonché ad altre illustri opinioni da me ascoltate durante gli incontri del Dottorato in Diritto Pubblico, Comparato e Internazionale, tenutisi ben prima della fatidica data del 25 febbraio di quest’anno.
Si è aperta quindi la XVII legislatura, segnata fin dall’inizio dal peso simbolico del numero che porta, danneggiata fortemente dall’esistenza di un sistema politico liquido, non sorretto da un sistema elettorale capace di “ridurre il brodo”, nonché privo di contrafforti giuridici atti ad evitare lo stallo prodotto dal bicameralismo perfetto (penso anche alla necessità di operare un ripensamento, oggi, in merito ad aspetti dimensionali e forza di quei meccanismi di razionalizzazione della forma di governo, formula coniata negli anni trenta del secolo scorso da Mirkine-Guetzévich, peraltro già contenuti nell’ordine del giorno Perassi), per di più connotato da meccanismi ormai obsoleti di raccordo tra esecutivo e legislativo in merito alla produzione legislativa (penso all’obsolescenza pressoché certa di alcune norme di procedura parlamentare, su tutte il comma primo dell’art. 154 RC, co-produttore dell’infima prassi – pur spesso tristemente necessaria – del c.d. maxi-emendamento con fiducia su ddl di conversione di DL spesso tutt’altro che urgenti ed omogenei, con buona pace della recente giurisprudenza dei supremi giudici): questi punti critici però non esauriscono i termini della questione.
Il sistema politico è danneggiato fortemente dai suoi stessi attori, i quali non hanno saputo comprendere per tempo, nei partiti come nelle istituzioni, che un mutamento di rotta sulla questione morale era inderogabile, già ieri, ed è assolutamente impensabile che non venga attuato, sia pur in estremo ritardo, oggi.
Il Professore Pierluigi Mantini, all’epoca del libro parlamentare, ha avuto il merito indiscutibile di comprendere e denunciare, da dentro, l’incancrenirsi di partiti e istituzioni, ben prima che la situazione degenerasse al punto da favorire la grande affermazione elettorale di un soggetto politico che, peraltro, sta oggi dimostrando l’esclusiva volontà di de-strutturare, se non distruggere, senza porsi per nulla il problema di accompagnare alla pars destruens del discorso una necessaria – quanto assente – proposta politica strutturata e densa.
Tornando all’esame del lavoro di Mantini, si nota fin da subito una forte attenzione a Grillo, rectius al “grillismo” (il libro è del 2008) che allora era agli albori: al capitolo 1, infatti, l’analisi si incentra sui metodi plebiscitari, volgari, populisti utilizzati dai c.d. “Grillini” per dare risalto, nei confronti dell’opinione pubblica, a quella che, d’altra parte, si connota come un’indubbia urgenza politica.
Se quindi, da un lato, Mantini sottolinea – citando le parole del questore On. Albonetti – l’esigenza di replicare alle “semplicistiche quanto superficiali demagogie che viaggiano su web”, egli non manca però di ribadire l’esigenza di dare “risposte concrete nella lotta agli sprechi, nel processo di riduzione dei costi della macchina pubblica e nell’eliminazione di elementi non necessari, che possono apparire agli occhi dei cittadini come ingiustificati privilegi” (pag. 29).
Saggi consigli che prendono le mosse da riflessioni sul controverso rapporto tra etica e politica, che affondano le proprie radici – da una parte – nel complesso dibattito filosofico degli anni Settanta dello scorso secolo e – d’altra parte – nella concreta esigenza di dare risposte alla “deriva” politica, sociale, economica e, morale (alle pagine 38 e ss. l’autore cita ampiamente il pregevole lavoro d’inchiesta di Stella e Rizzo, ottime firme del Corsera, dell’aprile 2008). […]