Il Democracy Index 2021 di The Economist, calcolato su una complessa rete di parametri, mostra che gli Stati Uniti sono passati da ‘democrazia perfetta’ nel 2006 a ‘democrazia imperfetta’ nel 2016, un trend che si è rafforzato negli anni successivi. Due notissimi politologi americani, Steven Levitsky e Daniel Ziblatt, ricordano che oggi le democrazie muoiono non tanto con un colpo di stato o una rivoluzione quanto attraverso il processo elettorale quando si rompe l’accordo sulle norme che consentono la vita democratica; ma notano anche che, nonostante l’acuirsi delle fratture interne, gli americani continuano a ritenere che la loro democrazia sia una realtà inamovibile esistita da sempre. Il dibattito contemporaneo sulla democrazia americana si svolge, però, soprattutto su un tema parallelo, quello della crescente disunione del paese dovuto alle opposte e spesso nemiche visioni dell’identità nazionale – uso l’espressione per semplicità visto che non ritengo abbia validità scientifica – che si sono sviluppate negli ultimi decenni. La mia personale prospettiva di storico è diversa, non per negare che la storia statunitense abbia la democrazia come basso continuo; ma perché ritengo più produttivo analizzare i dati storici in altro modo. […]
Tiziano Bonazzi, La crisi della democrazia americana. Una prospettiva storica
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