Nel corso del primo quadrimestre del 2021, l’attualità costituzionale ungherese è stata dominata dagli effetti non univoci della terza ondata di diffusione del Covid-19, che ha colpito severamente il Paese. Con le elezioni della primavera 2022 all’orizzonte, ciò ha determinato l’inasprimento delle politiche di riforma; allo stesso tempo, ha costituito un fattore di debolezza per Fidesz, a causa del collasso del sistema sanitario e dell’inefficacia della politica governativa a tutela della salute pubblica. Fidesz, che secondo i sondaggi ha perso diversi punti percentuali dall’inizio della pandemia, apparirebbe oggi sorpassato dal Fronte delle opposizioni unite (vedi infra).
Il 22 febbraio, il Parlamento ha approvato – contrari tutti i partiti di opposizione – una legge che proroga lo stato di emergenza per altri novanta giorni, permettendo l’estensione della validità dei decreti del Governo e il rinvio di elezioni e referendum. Il Governo, pur con gli ampi poteri a disposizione, a seguito dell’ennesima consultazione nazionale, ha tuttavia optato per un approccio più flessibile nella limitazione di diritti e libertà per far fronte alla crisi sanitaria rispetto a quanto avvenuto in occasione della prima ondata, contando sull’efficacia della campagna vaccinale, attestandosi alla metà di aprile tra i Paesi dell’area con la maggiore percentuale della popolazione vaccinata (21,6%). Per raggiungere tale risultato, l’Ungheria è stato con la Slovacchia l’unico Stato dell’UE ad autorizzare l’utilizzo dei vaccini della Sinopharm e dell’Istituto Gamaleya. In particolare, il 29 gennaio è stato firmato il contratto per l’acquisto di 5 milioni di dosi di Sinovac; i contenuti dello stesso, resi pubblici il successivo 11 marzo, hanno a loro volta originato accuse di corruzione per l’alto prezzo fissato per ogni singola dose e per il coinvolgimento di una società intermediaria ungherese.
UNGHERIA: Simone Benvenuti, In difficoltà nella gestione dalla crisi pandemica, il Governo ungherese irrigidisce la strategia sul fronte europeo, mentre il dibattito interno è dominato dalla riforma delle fondazioni di interesse pubblico e della governance universitaria
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