Ungheria: Simone Benvenuti, Tra condizioni geopolitiche sfavorevoli, recessione e stretta finanziaria, il Governo ungherese raggiunge l’accordo sul Piano di ripresa

Dopo il risultato sorprendente delle elezioni della primavera scorsa, può considerarsi ormai stabilizzata l’egemonia di Fidesz. In tal senso, si è detto che il 2022 ha segnato l’ingresso in una nuova fase nel processo di consolidamento del Sistema di cooperazione nazionale ungherese. A quasi un anno dall’aggressione russa al vicino Stato ucraino, vi sono però elementi che permettono di guardare all’anno che si è chiuso anche come quello del deflagrare di problemi seri per la maggioranza di governo, nonostante la robusta legittimazione elettorale.Le conseguenze della guerra, che hanno colpito a livello globale, non potevano lasciare indenne l’Ungheria. Se infatti l’immediato effetto della guerra è stato di favorire l’exploit elettorale di Fidesz, a distanza di tempo i nodi sono venuti al pettine. Questi sono anzitutto di ordine economico e finanziario e hanno dominato il terzo quadrimestre del 2022, come si desume da un rapido sguardo alle comunicazioni dell’Ufficio del Primo ministro. Secondo il Presidente della Banca centrale (MNB) György Matolcsy, che il 5 dicembre ha severamente valutato la politica economica del Governo in occasione della presentazione del rapporto annuale della MNB di fronte alla commissione affari economici dell’Assemblea nazionale, l’Ungheria è ormai vicina a una situazione critica, tra le economie più vulnerabili al mondo e al quart’ultimo posto nella UE in termini di produttività.Già duramente colpita nel corso del biennio pandemico, l’economica ungherese è entrata in un ciclo negativo, con una prevista sensibile diminuzione della crescita che lascia presagire per l’anno a venire un fenomeno di stagnazione se non la recessione. L’inflazione continua a galoppare (13% a settembre, per arrivare a più del 24% a dicembre) rischiando anch’essa di deteriorare alla lunga il consenso interno.

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