Il volume approfondisce alcune delle più rilevanti questioni affrontate dalla riforma costituzionale, seguendo il motto di Luigi Einaudi secondo il quale si debba conoscere prima di deliberare (in questo caso attraverso il referendum).
La prima parte del libro è dedicata a una ricostruzione delle questioni che hanno caratterizzato, dal punto di vista del funzionamento delle istituzioni e del sistema politico, la vita nazionale e la Costituzione vivente. Una storia complessa di passi avanti e arretramenti, che l’autore ripercorre partendo dalla Repubblica del ’46, nata fragile sia per motivi endogeni, come i forti conflitti ideologici e sociali che la attraversavano, che esogeni, per la sua collocazione sulla frontiera dell’incipiente Guerra fredda; anche per questo essa fu caratterizzata da partiti forti e istituzioni deboli, come conseguenza di precise scelte compiute in assemblea costituente su forma di Governo e bicameralismo che determineranno in seguito, combinate con altri fattori, impotenza decisionale e degenerazioni. Vengono dunque ripercorse alcune delle più significative tappe della prima Repubblica – dai tentativi riformisti di De Gasperi alla riflessione sulla “terza fase” di Moro – , le degenerazioni degli anni ’80, l’avvento della seconda Repubblica tra continuità e rotture fino al Governo Renzi e alla sua riforma elettorale. Quello che emerge dall’analisi è che “la seconda Repubblica non ha voluto, fino all’attuale riforma, fare i conti con se stessa adeguando l’assetto formale delle istituzioni alla realtà che si è venuta imponendo”, ma ha preferito accettare un processo di dissociazione della prassi rispetto a una disciplina costituzionale non più adeguata alla democrazia maggioritaria nel frattempo affermatasi. Un capitolo è dedicato al “metodo costituente” seguito dai partiti e dalle personalità politiche dell’epoca; l’autore nota il realismo dei costituenti, unito alla consapevolezza dell’imprevedibilità dell’evoluzione successiva. In quest’ottica, l’autore conclude che “un approccio rispettoso della prospettiva riformatrice dovrebbe far proprio l’atteggiamento antidogmatico del costituente e accostarsi all’ipotesi d riforma della Carta in modo laico e realista”.
Nella seconda parte del libro si passa all’identikit della riforma costituzionale. L’analisi è divisa in tre parti: la forma di Stato e il nuovo regionalismo, orientato verso una forma più collaborativa; il Parlamento come crocevia tra forma di Stato e forma di governo; infine, le innovazioni nella forma di governo. Molto apprezzabile lo sforzo di obiettività dell’autore, che non manca di sottolineare criticità per ciascuna delle questioni affrontate. Il volume contiene anche delle utili appendici con l’elenco delle competenze per tipologia di procedimento legislativo, l’elenco delle competenze legislative di Stato e Regioni e il testo a fronte della Costituzione prima e dopo la riforma. […]