Il menù dell’impotenza
di
Fulco Lanchester
1- Premessa – Il dibattito istituzionale italiano si conferma poco invitante anche dal punto di vista culinario. I piatti più evocati sono la frittata o il polpettone da somministrare a collegiali riottosi e scontenti . La grande “ novità” in materia istituzionale delle ultime settimane sembrava essere il colloquio sviluppatosi tra i patron delle due grandi (nuove) formazioni del sistema partitico italiano(Veltroni e Berlusconi) sulla pietanza elettorale da somministrare ai commensali ed al grande pubblico ,ma gli ingredienti e la preparazione del piatto elaborata dalle varie brigate di cucina (chef inclusi) non sono stati accettati .Troppi gusti,preferenze differenti e soprattutto regimi alimentari obbligati hanno rintuzzato l’ipotesi di operare una scelta dietetica sostanzialmente obbiettivamente favorevole alle formazioni maggiori .
2-Un fenomeno non nuovo,ma su nuove basi – Il clamore mediatico,derivante dall’imminenza del giudizio di ammissibilità della Corte costituzionale sul referendum Guzzetta-Segni, è stato però assordante, ma con risultati – per adesso- molto scarsi , tanto da far ipotizzare solo l’ammoina e non una reale volontà di decisione . I colloqui tra le formazioni maggiori, con la conseguente parata di consulenti e di proposte , e le conseguenti resistenze alle proposte di cambiamento ripropongono un fenomeno non nuovo , in questo caso dovuto alla dinamica referendaria ed al fallimento sostanziale del riallineamento partitico dell’ultimo quindicennio, generando una fase nuova di una dinamica oramai antica .
Si tratta di una tendenza che riappare e scompare nel tempo anche nell’ambito della transizione breve del sistema politico-costituzionale italiano che va dal 1993 ai giorni nostri . Addirittura si può dire che se ne stia celebrando il decennale: Gianfranco Fini ha, addirittura, notato che si sarebbe passati dal patto della crostata (in Casa di Gianni Letta) al patto della frittata ( e alcune foto di Veltroni con lo stesso Letta confermerebbero l’ipotesi) . Il fallimento della Commissione Bicamerale del 1997 fu indicativo non soltanto della sfiducia reciproca tra i partners maggiori , ma anche della capacità di interdizione delle formazioni minori e dei loro interessi posizionali .Pochi anni dopo ,la stessa ipotesi del premierato forte, che venne evocata da Marcello Pera allora presidente del Senato, e vide la convergenza di intellettuali che si muovevano nella prospettiva di un incontro sulle regole tra le maggiori formazioni , finì in un tritacarne di interessi contrastanti che ha nuovamente generato il blocco .
L’iniziativa referendaria Segni – Guzzetta ha -come è noto – messo sul tavolo una boccone avvelenato che – ovviamente- ha stimolato la fantasia di medici e dietisti , tutti vocati a cercare di evitare una probabile e definitiva intossicazione del malato . Ne è scaturito il simpatico fenomeno di scambio dei ruoli ai fornelli per quanto riguarda il personale e l’indicazione di vari menù etnici sostanzialmente interpretati all’italiana . Alla bozza Vassallo,che ha avuto il merito mediatico di rompere il ghiaccio- si è -dunque- succeduta quella Bianco,presentata in Commissione affari costituzionali del Senato .Entrambe le ipotesi paiono volte a mediare le esigenze dei partiti maggiori con quelle degli intermedi; entrambe non risultano per nulla stabilizzate nell’impianto e risultano avversate aspramente per più di una ragione dai componenti minori dei due schieramenti . In particolare , mentre il progetto Vassallo sembra posto oramai nell’ombra ,l’ipotesi Bianco è,invece, finita in stand bay fino alla ripresa dei lavori dopo le feste natalizie e di Capodanno ad immediato ridosso della sentenza di ammissibilità del referendum da parte della Corte costituzionale .
Due dati sono ,dunque, certi e su quello si deve necessariamente riflettere :
1. i tentativi di far precedere la scelta del nuovo sistema elettorale al giudizio di ammissibilità della corte costituzionale sul referendum Guzzetta –Segni sono falliti ;
2. il 16 gennaio la Corte affronterà la questione ,con conseguenze che possono essere differenti a seconda della soluzione che verrà presa dalla Consulta.
3-Alcuni scenari-In attesa della sentenza della Corte ,non ripeterò le ragioni per cui ritengo inammissibile il quesito e su cui mi sono soffermato in questa ed in altra sede .Dal punto di vista giuridico , in relazione anche alle conseguenze del quesito , la soluzione più pulita sarebbe sicuramente quella del giudizio di inammissibilità . E’ anche vero che , se il referendum rischia di uccidere il malato , la dichiarazione di inammissibilità non lo solleva dal letto di dolore . Sembra quindi una situazione senza soluzione , ma prima di operare una simile affermazione preferisco valutare gli scenari che si prospettano nelle prossime settimane.
La Corte può dichiarare ammissibile o non ammissibile il quesito Segni – Guzzetta. Se il giudizio propenderà per l’inammissibilità , il colloquio tra i “grandi” potrebbe continuare , ma è anche probabile che naufraghi privo di qualsiasi stimolo,con il rischio di tornare a votare con la legge 270 del 2005 . Se invece il quesito verrà dichiarato ammissibile ,verrebbero a disegnarsi altri scenari .Il primo è individuabile nel tentativo di pervenire ad una legge elettorale prima della votazione referendaria ; il secondo si sostanzia nello scioglimento anticipato delle Camere . Nel primo caso i due maggiori partiti (ma anche gli altri) potrebbero tentare di continuare il colloquio, ma è difficile che riescano a trovare un punto di convergenza per evitare la consultazione. L’esempio della l. n. 81 del 1993 , che permise di evitare il referendum sul meccanismo sul sistema elettorale , non tiene conto che proprio in quell’occasione non si riuscì ad evitare il referendum sul Senato . La ragione è che per il ceto politico parlamentare è certamente più facile decidere sul destino di altri settori del personale politico , piuttosto che operare su se stessi. Nel caso di uno scioglimento anticipato i poli , stante la legge elettorale vigente , dovrebbero ricompattarsi per la tornata elettorale , dando addio ad ogni speranza di dialogo sulle regole.
Nel caso si dovesse arrivare al voto sul quesito Guzzetta – Segni le possibilità sono, invece, perlomeno due: nel primo caso i partiti maggiori potrebbero votare si per evitare il toro referendario ,facendo così veronica della ventata antipolitica, che investirebbe coloro che volessero opporsi. Apparentemente gli interessi delle due maggiori formazioni potrebbero schiacciarsi sul quesito referendario ,che obbiettivamente li favorisce . Tuttavia il sistema di risulta derivante dal meccanismo referendario è così brutale che i partners potrebbero avere paura di utilizzarlo,per cui il problema non è tanto il risultato , ma il dopo . Infatti si ripresenterà immediatamente la questione di innovare un sistema elettorale ed il principio che lo sostiene che è stato legittimato dal voto popolare . Mi chiedo ,dunque, con che “faccia” si potrà approvare,ad es., un meccanismo tedesco o spagnolo quando il Corpo elettorale si sia pronunciato per uno strumento di trasformazione dei voti in seggi così brutale. A quel punto si scoprirà che il sistema Guzzetta – Segni favorisce solo il partito capeggiato da Berlusconi , perché gli altri non esistono più. In particolare vorrei segnalare il simpatico dibattito interno al Pd sullo Statuto e le incertezze che continuano a permanere sul tema delle finanze interne .
4-Conclusioni-A questo punto la situazione sembra riproporre l’ avvitamento degli anni Novanta, ma con l’aggravante che la transizione è iniziata ancora una volta e che minore è la speranza nel valore salvifico del nuovo . I soggetti politici sono in trasformazione , ma soprattutto la partecipazione è sempre più individualizzata , mediatica ed in preda a santoni e predicatori . Una cosa è ,però, certa : bisogna far presto ,non cullandosi nell’illusione della capacità di galleggiamento del sistema . Si profila infatti, sempre maggiore, il pericolo che il trascinarsi della crisi indebolisca le difese immunitarie dello stesso .La democrazia dell’impotenza genera mostri che – a volte- ingoiano protagonisti e comparse . La questione istituzionale italiana si rivela,dunque, un problema di ceto politico e di classe dirigente . Per richiamare l’opera di Bertelli (alias Vamba) ,numerosi Gian Burrasca hanno rifiutato il minestrone di riso ed hanno richiesto la pappa con il pomodoro , ma nessuno è capace di imporre nulla , con il rischio che le stesse cucine debbano chiudere .